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Correlazione tra Atlante e sindrome dello stretto toracico
- Davide
- Specialista dell'Atlante
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Correlazione tra Atlante e sindrome dello stretto toracico
Correlazione tra Atlante e sindrome dello stretto toracico
Di Davide C. fisioterapista - 2 Ottobre 2020
La cervicobrachialgia è il termine medico che indica la condizione responsabile del dolore che si estende dal tratto cervicale della colonna vertebrale fino all’estremità di uno o entrambi gli arti superiori passando per la losanga scapolare. Poiché oltre al dolore molto spesso la cervicobrachialgia include diversi sintomi quali senso di rigidità, senso di intorpidimento, formicolio, debolezza muscolare e ridotto controllo dei muscoli, essa viene anche detta sindrome cervico-brachiale.
A livello epidemiologico questa sindrome colpisce soprattutto persone che svolgono un lavoro di tipo manuale dove si è costretti a ripetere continuamente gli stessi gesti e il sollevamento continuo di oggetti pesanti.
La cervicobrachialgia può essere causata da una radicolopatia cervicale a carico dei nervi spinali del plesso brachiale oppure può essere la conseguenza di una condizione particolare nota come “sindrome dello stretto toracico”.
In questo caso, la cervicobrachialgia è frutto di una compressione nervosa localizzata più a valle.
In anatomia, lo stretto toracico è il restringimento naturale delimitato dalla prima costa, dalla clavicola, dai muscoli scaleni mediano e anteriore, dal muscolo succlavio e dal muscolo piccolo pettorale, al cui interno decorrono il plesso brachiale, l’arteria e la vena succlavia.
Le complicazioni a suddetta sindrome possono essere formicolio alla spalla e alla porzione toracica prossima, formicolio della mano e delle dita, debolezza del muscolo deltoide e dei muscoli della cuffia dei rotatori, dei muscoli flessori ed estensori della mano. Si aggiungono rigidità del collo, cefalea, vertigini e disturbi del sonno.
Le strategie terapeutiche a riguardo sono per la maggiore conservative e sintomatiche.
Le cause che determinano la compressione dei vasi sanguigni o dei nervi dello stretto toracico, oltre ad attività ripetute, possono essere un difetto anatomico congenito alla prima costa, un eccesso di peso corporeo, traumi da caduta, una postura errata con spalle cadenti e testa protesa in avanti.
Nel caso di Claudia, mia paziente di 25 anni che si è rivolta al centro Atlantomed all’inizio del 2019, sembrava che la sintomatologia che la riguardava facesse capo a una sindrome dello stretto toracico che è nata e si è evoluta in parte per la professione che svolge (giardiniere), in parte per un trauma pregresso da caduta da una scala pieghevole (colpo di frusta e trauma clavicolare sinistro) e in parte dalla postura ipercifotica con protrusione marcata della testa.
A una attenta valutazione differenziale e al successivo controllo post trattamento, si è compreso chiaramente che la sindrome dello stretto toracico NON era la causa scatenante primaria dei sintomi, ma secondaria e conseguente al disallineamento pregresso traumatico della prima vertebra cervicale (Atlante) che ha pregiudicato nel tempo la postura e lo stato tensivo cervico-toracico.
Ciò ha portato alla lunga il manifestarsi delle cefalee, delle vertigini, della rigidità di tutta la muscolatura masticatoria, del dolore nel sollevare la spalla sinistra e delle parestesie.
Con la correzione della posizione della prima vertebra cervicale si è potuto interrompere a monte l’instaurarsi a catena e il circolo vizioso dei sintomi, riducendo a “0” da un valore di “10” la brachialgia e la tensione della muscolatura masticatoria, a “2” la cefalea, con un notevole e rapido miglioramento della qualità di vita.
Colombo Davide, specialista dell'Atlante
Di Davide C. fisioterapista - 2 Ottobre 2020
La cervicobrachialgia è il termine medico che indica la condizione responsabile del dolore che si estende dal tratto cervicale della colonna vertebrale fino all’estremità di uno o entrambi gli arti superiori passando per la losanga scapolare. Poiché oltre al dolore molto spesso la cervicobrachialgia include diversi sintomi quali senso di rigidità, senso di intorpidimento, formicolio, debolezza muscolare e ridotto controllo dei muscoli, essa viene anche detta sindrome cervico-brachiale.
A livello epidemiologico questa sindrome colpisce soprattutto persone che svolgono un lavoro di tipo manuale dove si è costretti a ripetere continuamente gli stessi gesti e il sollevamento continuo di oggetti pesanti.
La cervicobrachialgia può essere causata da una radicolopatia cervicale a carico dei nervi spinali del plesso brachiale oppure può essere la conseguenza di una condizione particolare nota come “sindrome dello stretto toracico”.
In questo caso, la cervicobrachialgia è frutto di una compressione nervosa localizzata più a valle.
In anatomia, lo stretto toracico è il restringimento naturale delimitato dalla prima costa, dalla clavicola, dai muscoli scaleni mediano e anteriore, dal muscolo succlavio e dal muscolo piccolo pettorale, al cui interno decorrono il plesso brachiale, l’arteria e la vena succlavia.
Le complicazioni a suddetta sindrome possono essere formicolio alla spalla e alla porzione toracica prossima, formicolio della mano e delle dita, debolezza del muscolo deltoide e dei muscoli della cuffia dei rotatori, dei muscoli flessori ed estensori della mano. Si aggiungono rigidità del collo, cefalea, vertigini e disturbi del sonno.
Le strategie terapeutiche a riguardo sono per la maggiore conservative e sintomatiche.
Le cause che determinano la compressione dei vasi sanguigni o dei nervi dello stretto toracico, oltre ad attività ripetute, possono essere un difetto anatomico congenito alla prima costa, un eccesso di peso corporeo, traumi da caduta, una postura errata con spalle cadenti e testa protesa in avanti.
Nel caso di Claudia, mia paziente di 25 anni che si è rivolta al centro Atlantomed all’inizio del 2019, sembrava che la sintomatologia che la riguardava facesse capo a una sindrome dello stretto toracico che è nata e si è evoluta in parte per la professione che svolge (giardiniere), in parte per un trauma pregresso da caduta da una scala pieghevole (colpo di frusta e trauma clavicolare sinistro) e in parte dalla postura ipercifotica con protrusione marcata della testa.
A una attenta valutazione differenziale e al successivo controllo post trattamento, si è compreso chiaramente che la sindrome dello stretto toracico NON era la causa scatenante primaria dei sintomi, ma secondaria e conseguente al disallineamento pregresso traumatico della prima vertebra cervicale (Atlante) che ha pregiudicato nel tempo la postura e lo stato tensivo cervico-toracico.
Ciò ha portato alla lunga il manifestarsi delle cefalee, delle vertigini, della rigidità di tutta la muscolatura masticatoria, del dolore nel sollevare la spalla sinistra e delle parestesie.
Con la correzione della posizione della prima vertebra cervicale si è potuto interrompere a monte l’instaurarsi a catena e il circolo vizioso dei sintomi, riducendo a “0” da un valore di “10” la brachialgia e la tensione della muscolatura masticatoria, a “2” la cefalea, con un notevole e rapido miglioramento della qualità di vita.
Colombo Davide, specialista dell'Atlante
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