La Val di Susa e il TAV
Inviato: martedì 5 luglio 2011, 2:03
La Valle di Susa si trova nella parte ovest del Piemonte, in provincia di Torino e le sue ultime propaggini si fondono senza soluzione di continuità con i paesi dell’hinterland occidentale del capoluogo piemontese.
Essa rappresenta un importante sbocco verso la Francia, alla quale è collegata attraverso l’autostrada A32 e la tratta Ferroviaria Internazionale Torino – Modane che utilizzano il traforo del Frejus, nonché per mezzo della statale 25 che attraversa il valico del Monginevro e della statale 24 che sale al valico del Moncenisio.
Contrariamente a quanto espresso in questi anni dai media dell’informazione, da molti uomini politici e da alcuni rappresentanti dei grandi potentati industriali e finanziari, la Valle di Susa non annovera fra i suoi problemi quello di essere, né oggi né in proiezione futura, un territorio a rischio d’isolamento con il resto del continente europeo.....
Al contrario subisce sia sotto forma di degrado ambientale che di limitata qualità della vita degli abitanti, le pesanti infrastrutture (collegate all’autostrada A32) che negli anni 90 l’hanno trasformata in un importante corridoio di transito all’interno del quale si concentra oggi ben il 35% di tutte le merci che valicano le Alpi.
La costruzione dell’autostrada, presentata a suo tempo come un progetto strategico di comunicazione con gli altri paesi d’Europa e come una panacea in grado di eliminare il passaggio dei TIR dalle vicinanze degli insediamenti urbani è stata a lungo osteggiata dagli abitanti, che contestavano il pesante impatto dell’opera sul territorio, i grossi rischi idrogeologici legati alla cementificazione, in particolar modo per quanto concerne il fondovalle, le ricadute negative sulla fauna selvatica e la notevole deturpazione del paesaggio di quella che spesso si dimentica essere una Valle Alpina.
In effetti a puntuale conferma dei timori dei valligiani, durante l’alluvione del 2000 quasi tutte le vie di comunicazione e molti centri abitati (Vaie Chiusa San Michele, S. Ambrogio, Avigliana, Villardora) sono stati allagati con acqua che variava dai 40 ai 150 centimetri. La presenza dell’autostrada ha di fatto creato uno sbarramento tra l’alveo della Dora Riparia e le zone golenali ed ha costituito un evidente ostacolo al naturale scolo delle acque impedendo di fatto il deflusso delle onde di piena, come viene precisato in una relazione redatta dall’Ingegnere Francesco Bellino.
La Valle di Susa è larga mediamente solo 1,5 km ed è caratterizzata da un’abbondanza d’insediamenti urbani ed industriali che unitamente alle già citate vie di comunicazione costituiscono una grande mole d’infrastrutture in grado di saturare l’esiguo territorio. Dovrebbe perciò essere evidente per chiunque come una realtà naturale già così fortemente violentata non sia assolutamente in grado di sostenere il peso di nuove pesanti infrastrutture, se non al prezzo di conseguenze disastrose, sia per il territorio che per la qualità di vita di coloro che lo abitano.
La vocazione turistica non è esclusivo appannaggio dell’Alta Valle, che ospita le grandi stazioni sciistiche, ma anche nella Media e Bassa Valle esiste una notevole potenzialità di sviluppo turistico, legata ad un grande patrimonio storico, culturale e paesaggistico. Proprio in funzione di queste potenzialità ed anche in seguito alla crisi che negli ultimi anni ha colpito pesantemente l’economia industriale, con gravi ripercussioni in termini d’occupazione, sono già state imbastite ipotesi di sviluppo locale mirato alla valorizzazionedel territorio e su di esse sono già state investite consistenti quantità di denaro pubblico e privato.
L’eventuale costruzione della Linea A/V – AC Torino – Lione, sia nella fase di realizzazione, che una volta terminata l’opera, impedirebbe di fatto la realizzazione di qualunque progetto a vocazione turistica, trasformando la Valle in un corridoio di transito pesantemente inquinato.
Il semplice passaggio di merci non corrisponde infatti necessariamente ad una creazione di reddito, al contrario sottopone il territorio ed i suoi abitanti a pesanti vincoli di vivibilità e basso valore residenziale, producendo il cosiddetto “Effetto Bronx”.
Gli oltre 70.000 abitanti della Valle di Susa si ritroverebbero a questo punto in una situazione di estrema precarietà, sia dal punto di vista occupazionale, essendo impedito loro di perseguire progetti (turismo,agricoltura)in grado di far fronte al declino industriale, sia da quello di qualità della vita, trovandosi a vivere in un territorio fortemente degradato e pericolosamente inquinato, sia dal punto di vista finanziario essendosi ridotto drasticamente il valore di tutte le loro proprietà.
Queste sono le ragioni che stanno alla base dei disordini accaduti in Val di Susa nell'ultima settimana. Delle ragioni che troppo spesso i media mainstream dimenticano non solo di spiegare, ma perfino di menzionare.
Essa rappresenta un importante sbocco verso la Francia, alla quale è collegata attraverso l’autostrada A32 e la tratta Ferroviaria Internazionale Torino – Modane che utilizzano il traforo del Frejus, nonché per mezzo della statale 25 che attraversa il valico del Monginevro e della statale 24 che sale al valico del Moncenisio.
Contrariamente a quanto espresso in questi anni dai media dell’informazione, da molti uomini politici e da alcuni rappresentanti dei grandi potentati industriali e finanziari, la Valle di Susa non annovera fra i suoi problemi quello di essere, né oggi né in proiezione futura, un territorio a rischio d’isolamento con il resto del continente europeo.....
Al contrario subisce sia sotto forma di degrado ambientale che di limitata qualità della vita degli abitanti, le pesanti infrastrutture (collegate all’autostrada A32) che negli anni 90 l’hanno trasformata in un importante corridoio di transito all’interno del quale si concentra oggi ben il 35% di tutte le merci che valicano le Alpi.
La costruzione dell’autostrada, presentata a suo tempo come un progetto strategico di comunicazione con gli altri paesi d’Europa e come una panacea in grado di eliminare il passaggio dei TIR dalle vicinanze degli insediamenti urbani è stata a lungo osteggiata dagli abitanti, che contestavano il pesante impatto dell’opera sul territorio, i grossi rischi idrogeologici legati alla cementificazione, in particolar modo per quanto concerne il fondovalle, le ricadute negative sulla fauna selvatica e la notevole deturpazione del paesaggio di quella che spesso si dimentica essere una Valle Alpina.
In effetti a puntuale conferma dei timori dei valligiani, durante l’alluvione del 2000 quasi tutte le vie di comunicazione e molti centri abitati (Vaie Chiusa San Michele, S. Ambrogio, Avigliana, Villardora) sono stati allagati con acqua che variava dai 40 ai 150 centimetri. La presenza dell’autostrada ha di fatto creato uno sbarramento tra l’alveo della Dora Riparia e le zone golenali ed ha costituito un evidente ostacolo al naturale scolo delle acque impedendo di fatto il deflusso delle onde di piena, come viene precisato in una relazione redatta dall’Ingegnere Francesco Bellino.
La Valle di Susa è larga mediamente solo 1,5 km ed è caratterizzata da un’abbondanza d’insediamenti urbani ed industriali che unitamente alle già citate vie di comunicazione costituiscono una grande mole d’infrastrutture in grado di saturare l’esiguo territorio. Dovrebbe perciò essere evidente per chiunque come una realtà naturale già così fortemente violentata non sia assolutamente in grado di sostenere il peso di nuove pesanti infrastrutture, se non al prezzo di conseguenze disastrose, sia per il territorio che per la qualità di vita di coloro che lo abitano.
La vocazione turistica non è esclusivo appannaggio dell’Alta Valle, che ospita le grandi stazioni sciistiche, ma anche nella Media e Bassa Valle esiste una notevole potenzialità di sviluppo turistico, legata ad un grande patrimonio storico, culturale e paesaggistico. Proprio in funzione di queste potenzialità ed anche in seguito alla crisi che negli ultimi anni ha colpito pesantemente l’economia industriale, con gravi ripercussioni in termini d’occupazione, sono già state imbastite ipotesi di sviluppo locale mirato alla valorizzazionedel territorio e su di esse sono già state investite consistenti quantità di denaro pubblico e privato.
L’eventuale costruzione della Linea A/V – AC Torino – Lione, sia nella fase di realizzazione, che una volta terminata l’opera, impedirebbe di fatto la realizzazione di qualunque progetto a vocazione turistica, trasformando la Valle in un corridoio di transito pesantemente inquinato.
Il semplice passaggio di merci non corrisponde infatti necessariamente ad una creazione di reddito, al contrario sottopone il territorio ed i suoi abitanti a pesanti vincoli di vivibilità e basso valore residenziale, producendo il cosiddetto “Effetto Bronx”.
Gli oltre 70.000 abitanti della Valle di Susa si ritroverebbero a questo punto in una situazione di estrema precarietà, sia dal punto di vista occupazionale, essendo impedito loro di perseguire progetti (turismo,agricoltura)in grado di far fronte al declino industriale, sia da quello di qualità della vita, trovandosi a vivere in un territorio fortemente degradato e pericolosamente inquinato, sia dal punto di vista finanziario essendosi ridotto drasticamente il valore di tutte le loro proprietà.
Queste sono le ragioni che stanno alla base dei disordini accaduti in Val di Susa nell'ultima settimana. Delle ragioni che troppo spesso i media mainstream dimenticano non solo di spiegare, ma perfino di menzionare.